Articoli e riflessioni

Tra medicina e psicologia – Prima parte

I disturbi d’ansia

I disturbi d’ansia rappresentano l’area di più frequente incontro nella pratica clinica di psicologi, psicoterapeuti e medici di base. Più di un terzo dei pazienti trattati dai medici di medicina generale presenta disturbi emotivi, soprattutto ansia e depressione, diagnosticabili a livello clinico - psichiatrico. Inoltre l’ansia costituisce un’aggravante tanto subdola quanto pericolosa di ogni tipo di patologia. Subdola, perché spesso coperta e confusa con sintomatologie più facilmente obiettivabili e tradizionalmente meglio studiate ed evidenziate nella cultura medica. Pericolosa, perché può anticipare o accompagnare disturbi inevitabilmente ancora più gravi sul piano psichiatrico e può causare maggiori difficoltà di cura della patologia somatica.
I disturbi d’ansia sembrano costituire la maggior parte dei costi dell’intera salute mentale per la loro incidenza, per la loro elevata possibilità di diventare cronici, di presentarsi insieme con altri disturbi psichiatrici e non, e di complicarsi durante il loro decorso. Un altro motivo è correlato, soprattutto nei disturbi somatoformi o psicosomatici, al ricorso a indagini strumentali, inizialmente per effettuare una diagnosi differenziale e poi per la continua ricerca di rassicurazioni da parte dei pazienti.
Da sottolineare che poco più del 20% dei pazienti ansiosi viene trattato, mentre la maggior parte di essi non cerca alcun aiuto, oppure lo trova in un abuso da sostanze (nell’alcool per esempio), nei farmaci da banco o in pratiche non scientifiche.
Il sintomo ansia è importante nella pratica medica poiché costituisce una delle più comuni, anche se spesso non riconosciute, ragioni di contatto con il medico di base. Infatti, oltre ai sintomi di tipo ansioso facilmente riconoscibili, l’ansia può manifestarsi attraverso lo sviluppo di un ampio spettro di sintomi fisici che il paziente non attribuisce ad essa.
L’ansia è un affetto, per quanto sgradevole, di comune riscontro in vari momenti e situazioni della vita umana. Si esprime con vissuti soggettivi dominanti di paura, preoccupazione immotivata, ideazione monotematica su contenuti di minaccia, anticipazione apprensiva di un pericolo o di una disgrazia imminente. Gli eventi temuti possono essere estremamente improbabili o addirittura impossibili, oppure possono verificarsi, ma vengono avvertiti e temuti in modo abnorme e del tutto sproporzionato rispetto alla loro reale entità.
L’ansia può costituire una normale risposta fisiologica, sia comportamentale sia psicologica, di fronte a condizioni obiettivamente difficili o inusuali. Una risposta di tipo ansioso, in previsione di situazioni nelle quali è richiesta un’alta prestazione, è una modalità adattiva necessaria ad affrontare adeguatamente l’evento e consente l’attivazione di iniziative e comportamenti utili all’adattamento, determinando un miglioramento della performance. In quest’ottica è una normale modalità esistenziale, fondamentale per la sopravvivenza e l’evoluzione dell’individuo in quanto segnale preparatorio di attacco – fuga e spinta alla conoscenza. Un livello di tensione ottimale è utile per sviluppare e realizzare al meglio le proprie capacità, ad esempio nell’affrontare un esame, una competizione sportiva o nel parlare in pubblico.
L’ansia quindi viene considerata destrutturante o disadattiva, quindi ansia patologica, quando diviene fonte di sofferenza soggettiva e disturba, in misura più o meno notevole, il funzionamento psichico globale dell’individuo, incidendo negativamente sulla qualità di vita. Un livello eccessivo di ansia infatti determina maggiore incidenza di dimenticanze ed errori, perdita della coordinazione motoria fine, perdita di sicurezza, sentimenti di costrizione e panico.

L’ansia svolge la sua azione all’interno di tre aree principali: somatica, cognitivo – psicologica e comportamentale.

  • Area somatica: qualsiasi disturbo d’ansia vede la presenza più o meno prevalente e più o meno caratterizzante di disturbi somatici. In primo luogo ci sono i disturbi cardiovascolari, con tachicardia, senso di vuoto/oppressione al petto, picchi ipertensivi, vampate di calore o brividi di freddo. Seguono: disturbi respiratori, che comprendono dispnea, aumentata frequenza respiratoria, aumentata profondità respiratoria; disturbi gastrointestinali, che consistono in difficoltà a deglutire, flatulenza, dolori addominali, senso di pienezza, nausea, vomito, meteorismo, perdita di peso, stipsi; disturbi genito – urinari, che comprendono amenorrea, frigidità, eiaculazione precoce, perdita della libido, impotenza; disturbi dell’apparato neuromuscolare, che consistono in dolori muscolari, senso di stiramento, irrigidimento, contrazioni cloniche, denti serrati, voce tremula, aumento del tono muscolare, secchezza delle fauci, rossore, pallore, sudorazione, vertigini, cefalea; disturbi degli organi sensitivo - sensoriali, con ronzii auricolari, visione offuscata, insonnia con difficoltà ad addormentarsi, sonno non riposante, senso di stanchezza al risveglio, incubi.
  • Area cognitivo – psicologica: a questo gruppo appartengono: l’ansia descritta come vissuto caratterizzato da preoccupazioni, previsioni pessimistiche, paura del futuro, irritabilità; la tensione descritta come senso di tensione interna, facile affaticabilità, trasalimenti, facilità al pianto, tremiti, sensazioni di irrequietezza, incapacità a rilassarsi; paura del buio, degli estranei, di essere lasciati soli, degli animali, del traffico, della folla, di essere giudicati in situazioni di interazione sociale, degli spazi aperti; pensieri ossessivi che sono riconosciuti come propri ma strani, ripetitivi e vengono vissuti con carattere di obbligatorietà, il soggetto tenta di resistervi; difficoltà di concentrazione, difficoltà mnesiche, depersonalizzazione, de realizzazione, paura di morire, paura di impazzire, paura di perdere il controllo, ansia anticipatoria.
  • Area comportamentale: si riferisce a quei comportamenti quali gli atti compulsivi, evitamento di situazioni, luoghi, persone, oggetti, evitamento di prestazioni, la resistenza come spinta e/o sforzo che il soggetto mette caparbiamente in atto per bloccare pensieri o comportamenti inaccettabili.

È importante poter distinguere tra ansia-tratto e ansia-stato. L’ansia-tratto costituisce una caratteristica relativamente stabile della personalità, una sorta di predisposizione all’ansia: i soggetti con ansia-tratto elevata tendono a percepire le situazioni come particolarmente minacciose e pericolose e a reagire a esse con ansia di elevata entità. Tali soggetti sono caratterizzati da una marcata reattività agli stimoli, fragilità dell’Io, una forte tendenza alla sensitività e alla colpa, per cui rispondono con ansia elevata soprattutto a quelle circostanze che rappresentano una minaccia alla propria autostima.

L’ansia-stato rappresenta invece il livello di ansietà temporaneo, per lo più in rapporto a stimoli o situazioni particolari e contingenti che costituiscono una fonte di conflitto e stress per l’individuo. L’ansia-stato si manifesta con la sensazione soggettiva di tensione, nervosismo, irritabilità e con la presenza del corteo sintomatologico proprio per l’attivazione del sistema nervoso autonomo.
L’ansia inoltre può avere un carattere “primario”, vale a dire indipendente da altri disturbi, o avere un carattere “secondario” quando appare essere un correlato o una conseguenza di altri disturbi.

 

G.Massimo Barrale - Psicologo Psicoterapeuta - Palermo

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